mercoledì 15 febbraio 2012

A Vittuone si racconta il Porrajmos

A Vittuone, dal 15 al 19 febbraio, una mostra e uno spettacolo dedicati al Porrajmos:


La sezione Anpi "Carlo Chiappa" di Sedriano/Vittuone, insieme al Circolo Acli di Vittuone e in collaborazione con la Parrocchia di Vittuone organizzano due interessanti iniziative dedicate alla conoscenza della cultura e della storia delle popolazioni rom e sinti. 


La Mostra sull'olocausto degli zingari, il Porrajmos, elaborata con passione e serietà nella ricerca storica dalle Anpi di Magenta e del Magentino è un percorso che raccontalo sterminio delle vittime -tra le 500.000 e un milione- del "triangolo marrone", internati nei campi di sterminio e giustiziati per la sola colpa di essere rom e sinti. Sarà esposta presso l'Oratorio di Vittuone in via Villoresi dal 15 al 19 febbraio.


Venerdì 17 febbraio, invece, alle ore 21.00,  presso la Sacra Famiglia di Vittuone in via 25 aprile (zona vicino al Palo di Vittuone) si terrà lo spettacolo "SI BRUCI LA LUNA", in collaborazione col Museo del Viaggio "Fabrizio De Andrè" di Milano Rogoredo. Canzoni rom con la chitarra di Alessio Lega e la fisarmonica di Guido Baldoni, mentre voce narrante sarà Giorgio Bezzecchi, figlio di deportati nei campi nazisti, che ci parlerà della sua esperienza e del ripetersi, anche ai giorni nostri, del pregiudizio verso la sua gente, come testimoniano gli sgomberi a oltranza dei campi nella sua città di residenza, Milano.


Lo staff del Museo del Viaggio

martedì 14 febbraio 2012

Il popolo rom visto da Fabrizio De André.

Giovedì 16 febbraio, al Museo del Viaggio Fabrizio De André,
incontro con Walter Pistarini, autore de: Il libro del mondo. Le storie dietro le canzoni di Fabrizio De André.
Durante l'incontro verranno ripercorse alcune canzoni di De André, con l'aiuto musicale di Alessio Lega.
Interverrà inoltre Giorgio Bezzecchi che ha collaborato a lungo con il cantautore genovese, traducendo per lui i versi finali di "Khorakhane" in lingua romanès.


Giovedì 16 febbraio
ore 17.00
presso il Museo del Viaggio Fabrizio De André
Via Impastato,7
Rogoredo, Milano


Il libro si concentra sulle storie sottese alle canzoni di Fabrizio De André: gli aneddoti, le curiosità, le vicende personali e le opinioni del cantautore genovese.
Il libro del mondo indaga tutta la produzione del cantante, dagli esordi (1961) fino all’ultimo disco Anime Salve (1996), con l’obiettivo di ritrovarne le fonti, i riferimenti musicali e letterari.


Ma l’assassino ha ucciso il pescatore? Come si chiamava la vera “Marinella”? Di cosa parla “La domenica delle salme”? Don Raffaé si riferisce a Raffaele Cutolo? E’ vero che “Andrea” parla di un amore omosessuale?
Queste sono solo alcune delle domande che si è posto l’autore prima di iniziare la sua ricerca.


Il libro segue il percorso cronologico delle canzoni, da “Nuvole barocche” a “Smisurata preghiera”. A ogni album è dedicato un capitolo e ogni canzone ha il suo commento.
Tutti i testi sono accompagnati da un’ampia ricerca sulle fonti di ispirazione: le locandine del film “Soldato Blu” e “Il piccolo grande uomo” che hanno ispirato "Fiume Sand Creek", la stazione di Sant’Ilario, la copertina della prima edizione dell’Antologia di Spoon River, le copertine degli album tradotti (Brassens, Cohen, Dylan….), e anche qualche informazione sui dischi di De André pubblicati all’estero.


Uno spazio speciale, nella nostra presentazione, sarà dedicato naturalmente a "Khorakhané".
Secondo l'autore è una delle canzoni che rappresenta la summa della capacità artistica di Fabrizio De André. Pur avendo altissimi livelli poetici, con immagini stupende e sintesi incredibili, mantiene una mescolanza di testi e musica che la rende capolavoro. Inoltre praticamente ogni strofa è un "pezzo" di storia del popolo Rom.


Walter Pistarini
Dal libro:
Nell’album  Anime Salve, finalmente, De André scrive la canzone che gli è  ronzata per la testa per parecchio, almeno come intenzione. Anche l’interpretazione è molto partecipata, quasi commossa per questo popolo perseguitato. La chiave di lettura è abbastanza ovvia. Tra i tanti commenti e spiegazioni che Fabrizio ha concesso, eccone uno particolarmente articolato:  “E’ tempo di nomadismo. Hanno ragione loro, gli zingari, un popolo che potrebbe veramente scrivere un capitolo importante della storia dell’uomo. Vivono su questo pianeta da migliaia di anni senza nazione, esercito, proprietà. Senza scatenare guerre. Custodiscono una tradizione che rappresenta la cultura più vera e più semplice dell’uomo, quella più vicina alle leggi della Natura. Ti può sembrare una visione parziale e romantica? Cerco solo di farne una lettura meno superficiale di quanto normalmente ci fa comodo. Andiamo verso un mondo di pochi ricchi disperatamente sempre più ricchi, mentre il resto dell’umanità, quei miliardi di uomini che continuiamo a chiamare curiosamente “le minoranze”, si muovono in modo molto diverso da quello che consideriamo normale.” ( Gianni Perotti, Intervista a Fabrizio De André, “Re Nudo”, Marzo 1997 in C. Sassi-W. Pistarini, De André Talk, Coniglio, 2008)
La canzone è piena di riferimenti storici e culturali e vale sicuramente la pena di cercare di comprenderla appieno. Oltre al contenuto decisamente notevole, è di una poeticità mirabile, e la musica, compresi gli arrangiamenti, sono perfettamente in sintonia con il senso della canzone. A completare il tutto c’è l’interpretazione vocale di Fabrizio, bella, piena e partecipata come non mai.
Va premesso che quelli che vengono chiamati zingari sono in realtà un popolo proveniente da una regione dell’India settentrionale, e accomunati da una lingua, il romanes/romani di chiara derivazione sanscrita.  Anche l’origine della della parola “rom” è  indiana: il significato è quello di "uomo", in particolare "uomo libero". Oltre ai rom ci sono i sinti (quelli provenienti da una regione del  Pakistan chiamata Sindh). Insieme rappresentano i due ceppi principali.
Le religioni principali diffuse presso questo popolo sono la cristiana e la musulmana.
La canzone prende il titolo dai Khorakhané (o Khorakhana, letteralmente: "Amanti del Corano"), che sono una tribù rom musulmana di origine serbo-montenegrina."
Lo staff del Museo del Viaggio

lunedì 6 febbraio 2012

Nuovo incontro del corso di cultura rom del Museo del Viaggio

La scuola: luogo di appartenenza o di esclusione?
di Angela Sacco e Luana Anostini


"Educazione" foto di Robybor
Il Museo del Viaggio Fabrizio De Andrè,
è lieto di invitarti al prossimo incontro del ciclo "Il popolo Rom"
lingua, cultura, storia, tradizioni e attualità, dedicato alla scolarizzazione dei Rom e dei Sinti in Italia

Mercoledì 8 febbraio 2012,
dalle 17.00 alle 19.00
al Museo del Viaggio di Via Impastato, 7 - Milano Rogoredo

Durante l'incontro verrà data viva voce ai bambini e ai ragazzi rom attraverso le loro parole, i loro racconti e i loro disegni e verranno narrate esperienze positive di inserimento scolastico. In particolare, la studentessa Luana Anostini, laureanda in Scienze della Formazione Primaria alla Bicocca, illustrerà la storia di un percorso pedagogico e didattico da lei gestito direttamente in una classe di una scuola milanese che ospitava una bambina rom rumena del campo di via Triboniano e che ha avuto esiti positivi e inclusivi.


Angela Sacco, che ha alle sue spalle molti anni di insegnamento, sei dei quali come insegnante facilitatrice dei bambini rom e sinti, è distaccata a tempo pieno dal 1999 presso l'Università degli Studi di Milano Bicocca nel Corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria che prepara i futuri insegnanti della scuola dell'infanzia e della scuola primaria con il ruolo di supervisore del tirocinio e Cultore della materia in Letteratura italiana e in Didattica della letteratura. Studiosa, autrice di saggi e poetessa , si occupa da circa diciotto anni del problema dei rom e dei sinti, è stata a lungo formatrice per conto dell'Università delle mediatrici culturali rom e sinte di Milano, ha collaborato con diversi enti e istituzioni e con la stessa Opera Nomadi in progetti a favore delle popolazioni rom e sinte.


I contenuti dell'incontro:
Angela Sacco svolgerà un discorso sulle complesse ragioni che rendono l'esperienza scolastica dei bambini e dei ragazzi rom e sinti un percorso difficile, conflittuale e non di rado frustrante. Come è possibile che il diritto di accesso alla scuola, che potrebbe costituire un'importante opportunità di riscatto civile e di positiva interazione, si trasformi troppo spesso invece in una delusione o addirittura in un dramma?
I dati sulla scolarizzazione dei minori rom e sinti in Italia e in Europa sono sconfortanti. I minori rom non frequentano la scuola, e quando lo fanno, la loro frequenza è saltuaria e raramente riescono ad accedere alle scuole medie superiori; inoltre, salvo eccezioni, i loro risultati nell'apprendimento vengono definiti scarsi. Autrice del libro “La parola e il segno: bambini zingari in viaggio tra due mondi” (Belladonna Editrice), Angela Sacco affronterà il problema sviluppando una riflessione a partire dal mondo della cultura e della vita di questi bambini e ragazzi, servendosi degli strumenti dell'antropologia, della psicologia culturale, della filosofia e della pedagogia interculturale.
Nel libro viene proposto un percorso all'interno del loro immaginario e del loro modo di pensare e concettualizzare il passaggio dall'oralità alla scrittura, dal mondo della parola a quello dei segni: è in gioco una trasformazione complessa della mente che richiederebbe alla scuola una pedagogia e una didattica diverse.
Il problema riguarda molto da vicino le caratteristiche della scuola come istituzione e le difficoltà di contatto e di dialogo con le famiglie rom e sinte. Se da un lato le famiglie rom non hanno ancora maturato delle scelte chiare a favore dell'istruzione dei loro figli, dall'altro è anche perché la scuola si rivela inadeguata a questi bambini e ragazzi che, prima ancora che a leggere e a scrivere, debbono imparare a commisurarsi con una gestione dello spazio e del tempo lontana dalla loro cultura, con la comunicazione in una lingua che veicola parole e significati che non conoscono e con le routine didattiche all'interno dell'istituzione, le quali vengono spesso date per scontate dagli insegnanti e rendono complicata la loro partecipazione alle attività della classe.
Del resto la scuola italiana non ha scelto in modo consapevole l'approccio integrato rispetto alle culture dei suoi allievi, lo ha piuttosto subito. Inoltre, l'ignoranza del problema e della cultura di questi bambini e ragazzi genera comportamenti pieni di stereotipi e pregiudizi senza che l'istituzione sia in grado di mettere in campo uno sguardo critico e autocritico sulle proprie pratiche che risultano di fatto esclusive, piuttosto che inclusive. E questo va affermato pur riconoscendo lo sforzo e la fatica degli insegnanti sensibili e preparati che comunque vi sono.


Non mancate!!!


Lo staff del Museo del Viaggio